
Ave Maria piena di grazia,
il Signore è con te,
Tu sei Benedetta fra le donne
e Benedetto il Frutto
del tuo Seno Gesù.
…..
Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori
adesso e nell’ora
della nostra morte
Amen
IL GIORNALE CATTOLICO DELLA CEI DEL NUOVO CORSO GALANTINIANO, PUBBLICA OGGI UN ARTICOLO SULLE PROTESTE PER L’AVE MARIA ALL’ATENEO DI MACERATA
Docente interrompe lezione per pregare per la pace nel centenario dell’apparizione di Fatima. Scoppia la polemica. Interviene mons. Marconi: grazie perché ci avete ricordato la forza della preghiera. Salutiamo con gioia questo evento che di per sé è forse più raro dell’apparizione della Santa Vergine.
Liberamente tratto da un articolo pubblicato sul sito del quotidiano della CEI | ©AVVENIRE | a cura della Redazione, Martedì 17 Ottobre 2017

Il 13 ottobre la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, fa lezione a un centinaio di studenti di Lingue e Lettere: alle 17:30 in punto si interrompe e li invita a recitare l’Ave Maria, una «preghiera per la pace» che quel giorno a quell’ora, nel centenario dell’apparizione della Madonna di Fatima, si tiene in varie parti d’Italia.
A Chi Da Fastidio La Preghiera?
Alcuni studenti pregano, altri rimangono in silenzio: di lì a poco l’episodio finisce sui social. E un comunicato di fuoco dell’Officina universitaria, un’associazione studentesca, denuncia «la limitazione della libertà personale» subita dai ragazzi.
La docente si difende, sostiene di non aver coartato la libertà di nessuno e di aver interrotto la lezione solo per pochi minuti, ma sul web piovono critiche pesanti, e pochissimi messaggi di sostegno. Interpellato sul punto il rettore Francesco Adornato è esplicito: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo».
E sulla vicenda è intervenuto oggi il vescovo di Macerata, monsignor Nazareno Marconi, che in una nota dal tono ironico pubblicato sul sito dell’emittente diocesana chiede scusa, come credente, «di aver destabilizzato la serenità di un’Università».
La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti. Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi.
Il problema, è la nostra poca fede. Perché chi prega molto, ad esempio chi recita il Rosario potrebbe pensare che le Ave Maria «valgano poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi». E invece no: l’agitazione suscitata all’Università da una sola Ave Maria, le proteste hanno ricordato «che la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte. Grazie comunque ai fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza.
L’ARTICOLO ORIGINALE è consultabile sul SITO WEB DEL QUOTIDIANO nazionale dei vescovi. Facendo clic qui sotto sul logo del loro giornale online.